Key Points:

  • Non possiamo definire un percorso partendo dal suo traguardo. Lo scopo della correzione colore è chiaro, ottenere un’immagine migliore. Ma non tutte le strade che migliorano una fotografia possono essere definite correzione colore.
  • Se rispettiamo un metodo, se sviluppiamo una disciplina, con elementi definiti, ripetibili, se le nostre ipotesi sono dimostrabili, allora il nostro flusso di lavoro è una correzione colore.
  • Lo scopo della correzione colore è di esprimere, senza snaturare, il potenziale di una fotografia. Di renderla migliore. Questo termine, “migliore”, ha una valenza oggettiva e soggettiva. Oggettiva perché questa disciplina si deve occupare di compensare i limiti tecnologici in fase di scatto, e le condizioni di ripresa ed illuminazione non ideali. Soggettiva perché il gusto di un colorist o di un fotografo sono relativi, e perché un’immagine si deve alla fine inserire in un contesto, e diversi mercati (fashion, food, architecture) hanno diversi linguaggi ed estetiche.

Il problema del linguaggio

In tanti anni di esperienza, di progetti, di fatica e di soddisfazione io ed i miei colleghi ed amici, abbiamo avuto diverse frustrazioni. Che non siamo mai riusciti pienamente a risolvere. Subito penso alla fatica di spiegare le nostre basi, c’è un gap, una confusione, che rende tutto molto difficile. È come se mi chiedessi una domanda facilissima, ma io fossi costretto a rispondere in coreano. Capisco che per molti sarà eccessivo, ma c’è una quantità di preconcetti e pregiudizi tale, di arroganza, di marketing più nero, da rendere davvero difficile anche la comunicazione di base.

Per usare un dato oggettivo, scrivendo in inglese su Google: “what is color correction” vedo, in ordine: un box con le mappe di tre parrucchieri a Roma, un link a LinkedIn, una definizione su Wikipedia, un paio di articoli su video e quattro risultati su capelli e trucco (risultati che naturalmente cambiano nel tempo). Certo, può succedere che si condivida un termine con un campo completamente differente. Apriamo il link di Wikipedia:

This article is about color correction using lighting and camera filters. For video color correction in post-production, see Color grading. For color correction of still images in post-production, see Color balance. For mutual color correction of digital images, see Color mapping.

Wikipedia: Color Correction

Wikipedia ci avvisa subito che questo articolo parla di illuminazione e filtri, e che quello che stiamo cercando noi, invece si trova sotto “color balance”. Interessante notare, che lo stesso concetto sia in una pagina differente per il video.

Leggendo l’articolo, però, si capisce che si sta cercando di definire il bilanciamento del bianco (white balance) e non la correzione colore. E se cerchiamo “white balance” Wikipedia ci porta proprio in questa pagina. Infine, ciliegina sulla torta, mentre si cerca di definire “color grading” parlando di acquisizione la si definisce proprio un tipo di “color correction”.

E sto utilizzando Google e Wikipedia in inglese proprio per avere il riferimento più accessibile a tutti!

Le richieste del mercato

Prima di risolvere questo problema, dobbiamo assolutamente ricordare il motivo per cui ci stiamo interessando al problema. Ci troviamo in un settore professionale, lavorativo. Ci sono delle domande, ci sono delle offerte. Come colorist non possiamo sottovalutare il problema del linguaggio. Soprattutto mentre cerchiamo di comunicare con chi ci paga.

Ne parleremo in un’altra occasione, ma è importante accettare che il cliente non deve necessariamente essere un professionista anche nel nostro settore, anzi. Questo lascia a noi il compito di “tradurre” quello che ci viene detto, e, soprattutto, mediare le richieste (spesso astratte) con il mercato di riferimento specifico dove il nostro cliente si muove.

color correction display

U.S. Department of Agriculture (USDA) Office of Communication (OC) Printing Services Director Cynthia McNeill is in a specialized color corrected room with calibrated neutral wall colors, light fixtures, and measurement devices that she uses to performs her press check of the official portrait of Agriculture Secretary Sonny Perdue, at the Government Publishing Office (GPO), in Washington, D.C., on May 31, 2017. The press operators work with clients such as McNeill to ensure all quality standards are met and approved before starting the press run. Four corrections and test prints were made to finalize and approve the color that the operators will maintain. The run will produce 14,000 photographs to fulfill official requests from USDA facilities around the world. Assisting with the color evaluation is USDA Photo Services Division (PSD) Photojournalist Lance Cheung. USDA Photo by Lance Cheung.

Il mercato ha bisogno di professionisti in grado di eseguire una richiesta e portare un risultato, a prescindere da come questa venga espressa. Quindi un colorist che sia in grado di ascoltare, e successivamente di prendere le proprie decisioni, che dovranno poi essere valutate in seguito.

Le richieste della didattica

Come nasce una disciplina? Come si diffonde, come si evolve? Attraverso il lavoro di ricerca, come lo studio del confronto, e di diffusione, di appassionati e professionisti. Con la richiesta e lo sviluppo di attività formative organizzate e promosse (che a loro volta creano interesse su un argomento).

Se ci pensiamo, però, didattica e mercato hanno richieste ed obiettivi opposti! Al mercato non interessa come raggiungiamo un risultato, e non conta il nostro linguaggio. Per la didattica il linguaggio è fondamentale, e deve essere codificabile e ripetibile, e soprattutto non conta il risultato specifico, una tecnica è tale se è applicabile (o almeno ha senso) su tutte le immagini (cum grano salis: si intende tutte le immagini con quel problema).

Come si risolve un problema del genere?

Accettando i vincoli. Il mercato professionale non imparerà mai il linguaggio della nostra professione. Questo è dimostrato osservando altri settori. Ma come professionisti siamo assolutamente obbligati a blindare il nostro linguaggio comune.

Non è più il momento del “a me piace più così”, e non è mai stato quello del “sembra un quadro”, “sembra finta”. Dobbiamo imparare i termini, le parole, i significati, le tecniche, ma anche a come contestarle, come raffinarle, e fare ricerca, sempre. Solo allora, per me, ha senso di chiamare la correzione colore una disciplina. Ed è quello che qui facciamo da anni.